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domenica 4 marzo 2007

Onore a "Ti regalerò una rosa" (I)


Non sono un appassionato dei festival di Sanremo... ma la canzone di Simone Cristicchi, che si è aggiudicata questa edizione, mi piace e non posso fare a meno d'inserirla in questo blog. 
Ho lavorato come operatore psichiatrico dal 1992 al 1995 in una struttura semi-residenziale per psicotici della ASL del perugino che si chiama Kaos, col "k", come l'iniziale della psichiatra di origine polacca che la coordinava. 
Feci tirocinio anche nei padiglioni del cosiddetto ex-manicomio di Perugia, "ex" solo perché la Legge Basaglia ne aveva decretato il superamento e la chiusura; di fatto sempre un manicomio era e ospitava tutti coloro che non avevano trovato una collocazione "adeguata" in famiglie, comunità, strutture intermedie, gruppi-famiglia ecc. È un ricordo indelebile. 
Trovo che Simone Cristicchi abbia colto con estrema sensibilità, acutezza e profondità, l'atmosfera alienata dei passi perduti lungo i corridoi, dei volti rivolti contro un muro, degli sguardi che ora fuggono e ora cercano un contatto... riuscendo a fare fiorire in tale contesto una indimenticabile e struggente storia d'amore, a dare testimonianza di vite assurdamente negate, ignote ai più.
Non conosco bene la discografia di Simone Cristicchi (la canzone in questione fa parte di questo CD); che fosse un imbattibile creatore di tormentoni l'avevo già capito ("Vorrei cantare come Biagio"!), con questa canzone lo scopro ora anche come grande paroliere... e quando un autore sa abbinare un buon testo a un buon motivo musicale (orecchiabile ma non banale) crea ottime canzoni, come in questo caso.


TI REGALERÒ UNA ROSA

Ti regalerò una rosa 
una rosa rossa per dipingere ogni cosa 
una rosa per ogni tua lacrima da consolare
e una rosa per poterti amare. 
Ti regalerò una rosa una rosa 
bianca come fossi la mia sposa 
una rosa bianca che ti serva per dimenticare 
ogni piccolo dolore.

Mi chiamo Antonio e sono matto 
sono nato nel ’54 e vivo qui da quando ero bambino 
credevo di parlare col demonio 
così mi hanno chiuso quarant’anni dentro a un manicomio.
Ti scrivo questa lettera perché non so parlare 
perdona la calligrafia da prima elementare 
e mi stupisco se provo ancora un’emozione 
ma la colpa è della mano che non smette di tremare.

Io sono come un pianoforte con un tasto rotto 
l’accordo dissonante di un’orchestra di ubriachi
e giorno e notte si assomigliano 
nella poca luce che trafigge i vetri opachi. 
Me la faccio ancora sotto perché ho paura 
per la società dei sani siamo sempre stati spazzatura 
puzza di piscio e segatura 
questa è malattia mentale e non esiste cura.

Ti regalerò una rosa 
una rosa rossa per dipingere ogni cosa 
una rosa per ogni tua lacrima da consolare 
e una rosa per poterti amare. 
Ti regalerò una rosa 
una rosa bianca come fossi la mia sposa
una rosa bianca che ti serva per dimenticare 
ogni piccolo dolore.

I matti sono punti di domanda senza frase 
migliaia di astronavi che non tornano alla base 
sono dei pupazzi stesi ad asciugare al sole 
i matti sono apostoli di un Dio che non li vuole. 
Mi fabbrico la neve col polistirolo 
la mia patologia è che son rimasto solo 
ora prendete un telescopio… misurate le distanze 
e guardate tra me e voi… chi è più pericoloso?

Dentro ai padiglioni ci amavamo di nascosto 
ritagliando un angolo che fosse solo il nostro 
ricordo i pochi istanti in cui ci sentivamo vivi 
non come le cartelle cliniche stipate negli archivi. 
Dei miei ricordi sarai l’ultimo a sfumare 
eri come un angelo legato ad un termosifone 
nonostante tutto io ti aspetto ancora 
e se chiudo gli occhi sento la tua mano che mi sfiora.

Ti regalerò una rosa 
una rosa rossa per dipingere ogni cosa 
una rosa per ogni tua lacrima da consolare 
e una rosa per poterti amare. 
Ti regalerò una rosa 
una rosa bianca come fossi la mia sposa 
una rosa bianca che ti serva per dimenticare 
ogni piccolo dolore.

Mi chiamo Antonio e sto sul tetto 
cara Margherita son vent’anni che ti aspetto 
i matti siamo noi quando nessuno ci capisce 
quando pure il tuo migliore amico ti tradisce. 
Ti lascio questa lettera, adesso devo andare 
perdona la calligrafia da prima elementare 
e ti stupisci che io provi ancora un’emozione? 
Sorprenditi di nuovo perché Antonio sa volare.

(Simone Cristicchi)

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